L’importanza di chiamarsi Ernesto

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L’importanza di chiamarsi Ernesto

Commedia d’esordio della compagnia, ripresa anche nel 2011 con il cast dei suddetti crediti ed un’imponente scenografia che ricrea il teatro di rivista, viene messo in scena in una molteplice serie di piazze estive, per le scuole e in tournèe in Abruzzo, terra d’origine del compositore delle musiche originali. Cantato dal vivo e ballato dagli stessi interpreti, è uno spettacolo ironico e sagace, che strappa risate a denti stretti e applausi a scena aperta in ogni replica realizzata.

Note di regia

Affidandoci alle genialità di Wilde e all’universalità del suo capolavoro, abbiamo riscoperto questo testo dandogli una lettura tutta nuova: catapultando la vicenda dentro atmosfere da Rivista da camera– forma di spettacolo sorella minore del teatro di varietà- che si differenzia dalla rivista à grand spettacle per la pochezza di elementi esteriori di richiamo e per l’assoluta preminenza del testo.

Cosicché i personaggi della nostra storia s’ispirano anch’essi ai tipi da rivista: Guendalina diventa la vedette, Cecilia la subrettina, Algernon e Jack sono l’uno la spalla dell’altro, il canonico Cotta il caratterista e Miss Prism la primadonna ormai in pensione che insegna portamento alle sue allieve; infine, l’impresario, la figura più potente e temuta, spesso anche regista dello spettacolo, ci ha dato ispirazione per il personaggio di Lady Bracknell.

Il tutto è condito da musiche originali, scritte da Ettore D’Agostino. I brani dello spettacolo, cantati dal vivo, permettono agli attori di diventare anche gli sgambettanti ballerini che, come nelle migliori (o peggiori) riviste povere dell’epoca, si rifugiano spesso nel passo di famiglia, coreografia facile facile che le tersicoree del varietà non potevano sconoscere.

L’intento è dunque quello di regalare un paio d’ore d’intrattenimento e sarcastico disimpegno, e se alla fine dello spettacolo qualcuno canticchiasse uno solo dei nostri refrain, per noi sarebbe già un successo.

Scheda spettacolo