Lisistrata

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Lisistrata

Con passione e coraggio, Buio in Sala mette in scena la spregiudicata Lisistrata di Aristofane, affidandosi da una parte all’estro e al temperamento della protagonista, dall’altro all’idea di spingere l’acceleratore della creatività su piani parodistici e sovradimensionati di simboli, in netto contrasto con il significato utopistico del testo del commediografo greco.

Note di regia

Atene, 431 a.C.: la città-simbolo della Libertà e della Democrazia, desiderosa di affermare la sua supremazia, entra in conflitto con la sua storica concorrente, Sparta, e con le sue alleate, scatenando la lunga ed estenuante guerra del Peloponneso. Nel 411 a.C. Aristofane, sull’onda emozionale di questi eventi, porta sulle scene il geniale progetto di Lisistrata. Ateniese, nutrita degli ideali della polis, Lisitrata decide di porre fine al conflitto con lo strumento che dalla polis ha appreso: convoca un’assemblea. Ma non è un’assemblea qualsiasi: ad essere convocate sono solo le donne, le donne di tutta l’Ellade, le donne i cui mariti si fronteggiano da nemici in guerra, le donne che la guerra priva dei mariti, dei figli, di una vita normale. Alle compagne – non più nemiche – e per il raggiungimento della pace Lisistrata propone una singolare strategia di lotta: astenersi dall’amore. La reazione degli uomini non tarda ad arrivare. In un gioco di ruoli a tratti scanzonato e divertito, a tratti polemico e pensoso, Aristofane sovverte e travolge ipocrisie e luoghi comuni, smascherando i contenuti grotteschi e mostruosi di ogni guerra e riconducendo il conflitto entro i connotati simbolici di un corpo a corpo ancestrale tra la fisicità, la forza, il prepotente bisogno di fare degli uomini e l’intuito, la vitalità, la consapevolezza lungimirante delle donne.

La comicità spregiudicata di Aristofane passa attraverso l’invenzione sbrigliata di situazioni paradossali e giochi di parole che la cultura e la lingua dei nostri giorni spesso mortificano entro i confini angusti di un farsesco intriso di ammiccamenti estranei alla tessitura iridescente, irriverente ed estremamente esplicita del commediografo greco. La lettura compiuta con questa messa in scena, ben lontana dal voler censurare l’incontenibile esplosione di sensualità e vitalità di cui il testo è veicolo, prova a seguirne le molte direttrici: si diverte con i doppi sensi quando è lo stesso Aristofane a condurre il gioco, soppesa le parole quando egli stesso si ferma a pensare, le ripete identiche a se stesse quando la traduzione e il portato deteriore del tempo ne guasterebbero l’integrità e la forza.

Scheda spettacolo